Page 200 - Le Storie Dei Profeti

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Torah. Erano numerosi in tutta l’Arabia, tranne che alla Mecca, dove non erano visti
con simpatia, perche la loro concorrenza commerciale destava preoccupazione. Essi
avevano ricchi possedimenti nelle oasi dell’Arabia, dove vivevano in comunità
chiuse, delle quali facevano anche parte molti Arabi convertiti. Si erano influenzati
della loro vita nella Penisola Araba dove parlavano l’arabo, si chiamavano con i nomi
arabi.
I Zoroastriani
(quelli che adoravano il fuoco) il Zoroastrismo è una religione di
origine Persiana (l’attuale Iran).
L’anno dell’Elefante
: Nell’anno 570 lo Yemen era sotto la dominazione abissina che
era di Religione Cristiana, un Abissino di nome Abraha ne era il governatore. Egli
fece costruire una grande cattedrale a Sanaà (la capitale dello Yemen). Il suo
obiettivo era cambiare la destinazione dei pellegrini dalla Kaaba, che riteneva un
santuario pagano, verso la sua grande cattedrale, in modo da affermare il predominio
cristiano su tutta la penisola arabica. Ma i pellegrini continuarono a rivolgersi verso
Mecca, ignorando la grande cattedrale di Abraha. Allora egli decise di distruggere la
Kaaba, preparò un grandissimo esercito e si avviò verso Mecca. Alla testa
dell’esercito, in cui c’era un grande numero di elefanti, marciava il grande elefante
che caricando faceva strage e suscitava il più grande terrore.
Giunto nelle vicinanze della Mecca, Abraha inviò un messaggero nella città e chiese
di incontrarne il capo. La Mecca non aveva un vero e proprio capo, ma venne
incaricato Abdul Muttaleb che, tra l’altro, aveva un problema personale da risolvere:
le guardie abissine avevano rubato un gregge di cammelli che gli appartenevano e
voleva ritornarne in possesso.
Abraha fu colpito dalla figura di Abdul Muttaleb (che aveva una grande carisma) e
volle compiacerlo chiedendogli in cosa potesse favorirlo. Il notabile coreiscita chiese
che gli fossero restituiti i suoi cammelli e, di fronte alla delusione del governatore per
una richiesta così infame rispetto al rischio della distruzione del "Santuario degli
Arabi", Abdel Muttaleb chiarì:
“I cammelli sono miei, la Kaaba ha un suo
Padrone che certamente la difenderà”.
L’affermazione suscitò l’irritazione di Abraha che ribadì la sua
intenzione di radere al suolo la Kaaba l’indomani. Tornato alla
città Abdul Muttaleb invitò la gente a ritirarsi sulle colline
circostanti, poi si recò al Tempio e pregò Allah di proteggere la
Sua casa. Il giorno dopo, quando l’esercito stava per muovere
contro la città, avvennero fatti miracolosi. L’elefante si accucciò,
e nonostante le biasimi e le botte, rifiutò ostinatamente di
avanzare. Abraha avrebbe dovuto capire il significato di quel