Page 214 - Le Storie Dei Profeti

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loro figli più piccoli.
In Abissinia, che era terra cristiana, governava un sovrano,
il
Negus,
dotato di un
grande spirito di carità, Egli diede ospitalità ai Musulmani e li difese dai loro
persecutori. Pur rimanendo Cristiano, il Negus aveva riconosciuto l’origine divina
della Rivelazione e si era commosso sentendo recitare i versetti del Sacro Corano che
descrivono la nascita di Gesù.
L’esilio dei Bani Hashim:
I Coreisciti fecero del loro meglio per arrestare questo
flusso di emigrazione, ma senza successo. Presto divennero esasperati oltre ogni
limite contro il Profeta e il piccolo gruppo di Musulmani che erano rimasti con lui a
Mecca .
Non essendo in grado di convincere Abu Taleb, il capo degli Hashimiti (il clan del
Profeta) a consegnare loro il Profeta per metterlo a morte, e non riuscendo a tentare il
Profeta offrendogli la monarchia e le ricchezze mondane, tutti i clan si impegnarono,
in un decreto che fu poi appeso alla porta della Kaaba, di confinare i Hascemiti ed
imporli sanzioni economiche e sociali: di non commerciare con loro, non sposare le
loro donne e non dare le figlie in sposa ai loro uomini. Così esiliarono gli Hashimiti
insiemi ai Musulmani rimasti a Mecca in un piccolo quartiere
in una valle; una delle
gole che corrono sotto Mecca.
Per tre lunghi anni nessuno li poté vedere e non poterono vedere nessuno. I
Musulmani non potevano comprare niente dai commercianti meccani e nemmeno da
qualsiasi commerciante che venisse da fuori. Se qualcuno di loro veniva trovato fuori
da questa valle veniva picchiato senza pietà. Era loro consentito libertà di azione
soltanto durante il periodo del pellegrinaggio.
Presto le loro scorte di cibo si esaurirono e furono ridotti alla fame. Le loro donne e,
specialmente, i loro bambini e i lattanti piangevano dalla fame e questo era per loro
più duro della loro stessa fame. I morsi della fame erano tali da spingerli a volte a
mangiare le foglie degli alberi. Riuscirono a sopravvivere solo grazie alla solidarietà
dei Musulmani ricchi e potenti che rimasero fuori dall’esilio, tra i quali in particolare
modo Abu Bakr e qualche pagano legato ai Bani Hashim o alle loro mogli da legami
di parentela, che qualche volta riuscivano di nascosto durante la notte ad inviare loro
qualche provvista malgrado la serrata sorveglianza dei notabili. Uno di questi ultimi
riuscì infine a mettere insieme un gruppo che chiese l’annullamento del bando. Molti
alla Mecca erano convinti che fosse tempo di farla finita e il bando fu ufficialmente
revocato dopo tre anni.
Tra gli esiliati c’era Khadija, la moglie del Profeta, e lo zio Abu Taleb ormai molto
anziano. Khadija aveva 63 anni, si ammalò in quel periodo e le sue condizioni di