Page 216 - Le Storie Dei Profeti

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impostore?». Muhammad, che aveva la fermezza e la perseveranza di una roccia, non
si perse d’animo al loro rifiuto e provò ad avvicinare la gente comune: nessuno, però,
gli diede ascolto; gli dissero, invece, di lasciare la loro città e di andare dovunque
volesse.
Quando si rese conto che ulteriori sforzi erano inutili il Profeta decise di lasciare la
città. Quelli, però, non lo lasciarono partire in pace ma gli aizzarono contro i ragazzi
di strada che presero a fischiare, urlare, burlarsi di lui ed a colpirlo con le pietre. Fu
colpito così da tante pietre che il suo corpo fu coperto di sangue e le sue scarpe come
bloccate ai suoi piedi; lasciò la città in tale pietoso stato.
Quando fu ben lontano dalla città ed al sicuro dalla gentaglia; ferito, sanguinante ed
esausto, il benedetto Profeta alzò le mani al cielo e invocò Dio. Talmente profonda
era l' intensità dello spirito di devozione nella sua preghiera, che i cieli furono scossi
e Allah gli rispose immediatamente. L’Arcangelo Gabriele gli apparve, lo salutò
dicendo: “Dio sa quello che è accaduto tra te e questa gente. Ha ordinato all’angelo
delle montagne di mettersi al tuo servizio”. L’angelo delle montagne si presentò, lo
salutò e disse: “O Profeta di Dio! Sono al tuo servizio. Se me lo ordini” disse l'
angelo “chiuderò le due montagne ai lati di questa città e la distruggerò per il male
che ti hanno fatto”. Il Profeta, che era misericordioso verso l'umanità, gli disse di
non farlo.
“Queste genti non comprendono il mio Messaggio, lasciali stare. Non fare
loro del male. Forse Allah porterà nella loro discendenza gente che ascolterà la Sua
Parola”.
Il Profeta rientrò alla Mecca scortato da un capo clan che non gli era ostile.