Page 240 - Le Storie Dei Profeti

Basic HTML Version

240 www.islamicbulletin.com 
“A chi polemizza con te, ora che hai ricevuto la scienza, dì solo: “Venite, chiamiamo
i nostri figli e i vostri, le nostre donne e le vostre, noi stessi e voi stessi e invochiamo
la maledizione di Allah sui bugiardi”
(Corano, Al Imran
).
I capi della delegazione si presentarono all’appuntamento con tutto il loro gruppo,
mentre il Profeta si presentò con i suoi più cari familiari, vale a dire: la figlia Fatima,
il genero ‘Ali ed i loro due figli Hasan e Husayn. Il sacerdote capo, nel vedere il
Profeta con la sua Nobile Famiglia, divenne pieno di timore e realizzò senza ombra di
dubbio che se il Profeta e la sua Nobile Famiglia avessero invocato la maledizione e
la punizione di Dio ciò avrebbe portato alla distruzione dei Cristiani di
Nagran.
Consultandosi sottovoce fra loro dissero: "Chiunque sfidi un Profeta maledicendolo,
è rovinato". Allora rinunciarono alla
Mubahala
, vennero a patti con il Profeta e si
impegnarono a pagare il tributo annuale allo Stato Islamico. Tale patto rimase in
vigore, senza essere violato, e le relazioni tra il popolo di Nagran e quello di Medina
rimasero buone fino alla morte del Profeta.
La conquista della Mecca:
Il trattato di Hudaybiyyah
era stato emesso da
appena due anni quando la tribù di Bani Bakr, alleata di Quraysh e con il loro aiuto,
attaccarono uccidendo due uomini dalla tribù di Khuzaa, alleata del Profeta, che
corsero a Medina a chiedere aiuto. Il Profeta inviò un messaggio ai Quraysh, dicendo
che essi avrebbero dovuto pagare il prezzo del sangue per questi due omicidi,
altrimenti considerava rotta la tregua. I Quraysh rifiutarono di pagare il risarcimento,
e il risultato fu l’annullamento del trattato. A questo punto il Profeta organizzò un
attacco a Mecca in 8 A.H. (630 d.C.).
I due anni durante i quali il trattato era rimasto in vigore avevano condotto così tante
persone all’Islam che il Profeta stavolta marciò su Mecca con 10.000 uomini ai suoi
ordini. I meccani non furono in grado di fare alcun preparativo per fronteggiare
l’attacco. A un giorno di marcia da Mecca, il capo dei Quraysh, Abu Sufyan,
andò a
rinegoziare col Profeta che rifiutò di acconsentire alle sue richiesta
senza peraltro
dirgli chiaramente che considerava rotta la tregua.
Quando furono ai limiti del territorio sacro il Profeta mise in atto uno stratagemma di
guerra psicologica. Ordinò a tutti i suoi uomini di sparpagliarsi e cercare legna.
Appena sopraggiunta la notte ognuno di loro avrebbe dovuto accendere un fuoco. Lo
spettacolo che gli osservatori meccani videro fece loro accapponare la pelle.
Valutando la quantità dei fuochi, sembrava che l’armata accampata fosse di gran
lunga superiore ai dieci, dodicimila uomini di cui si era parlato.