Page 301 - Le Storie Dei Profeti

Basic HTML Version

301 www.islamicbulletin.com 
3-Bilal Ibn Rabbah
Mu’azzin il Profeta
Prima della sua conversione all'Islam, Bilal ibn Rabbah non era che un semplice
schiavo, appartenente a Umayyah Ibn Khalaf, uno dei dignitari dei Quraysh. Era stato
portato a Mecca dalla lontana Abissinia, insieme a sua madre, per essere venduti
come schiavi.
Dopo essersi ritrovato schiavo di Umayya ibn Khalaf, la vita di Bilal cominciò ad
essere ritmata da lavori pesanti nella casa o nelle terre in cui veniva sfruttato dal suo
padrone. Questo sembrava essere il suo destino, finché la sua vita non subì una
svolta, facendolo entrare nella storia Islamica per l'eternità. In effetti, ascoltando le
discussioni del suo padrone con i suoi invitati, Bilal venne a sapere che Muhammad
dei Bani Hashim, che tutti i Meccani conoscevano per la sua onestà e la sua grande
saggezza, aveva cominciato a predicare una nuova religione. Bilal ascoltava le notizie
di quest'uomo che predicava l'Unicità di Allah e l'uguaglianza di tutti gli uomini,
qualunque fosse il loro colore, e man mano che veniva a conoscenza di queste
notizie, sentiva il suo animo tremare di fede e d'amore.
Questo schiavo maltrattato e umiliato dai suoi padroni per il colore della sua pelle,
gustava ora la fede che libera il corpo e l'anima da tutte le schiavitù che non siano
quella verso Allah. Sentiva di poter essere finalmente un uomo libero, liberato da
tutte le catene che gli legavano il corpo e l'anima. Così Bilal andò a trovare il
Messaggero di Allah e gli annunciò la sua conversione.
La notizia della conversione di Bilal suscitò la collera e lo stupore tra i Quraysh, che
vedevano con rabbia il messaggio di Muhammad raggiungere perfino i loro schiavi.
Umayya si sentì disonorato dinanzi ai suoi concittadini che gli rimproveravano di non
aver vigilato con fermezza sul suo schiavo. Folle di rabbia, Umayya fece subire a
Bilal delle torture crudeli e orribili. I suoi torturatori lo portavano nel deserto sotto il
calore accecante del sole di mezzogiorno e lo stendevano sulla sabbia rovente,
buttandogli poi addosso delle grosse pietre che gli schiacciavano il petto. Questa
terribile sofferenza si ripeteva ogni giorno, ma senza che ciò lo convincesse a
rinnegare l'Islam. I torturatori cercavano di fargli ripetere i nomi delle loro false
divinità, Lat e 'Uzza, ma Bilal non li ascoltava nemmeno. Tutto ciò che usciva dalla
sua bocca erano parole testimoniante l'Unicità di Allah : "Unico! Unico! Ahad! Ahad!
Allah è Unico!". Era la sola risposta alle prescrizioni dei torturatori.
Umayya ibn Khalaf era il più ostinato, non cessava di picchiarlo dicendogli: "O
schiavo maledetto! Non ci hai portato altro che problemi! Per Lat e 'Uzza, farò di te
un esempio dell'obbedienza che gli schiavi devono ai loro padroni!".