Page 62 - Le Storie Dei Profeti

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Dopo tanta insistenza, Giacobbe accettò che Giuseppe, che aveva in quel momento12
anni, andasse con loro. Per la strada, cominciarono a picchiarlo e ad insultarlo
dimostrandogli tutto l’odio che avevano per lui. Quando arrivarono alla cisterna lo
spogliarono e lo gettarono dentro poi se ne andarono. Giuseppe li implorava di non
lasciarlo solo e nudo nel freddo umido della cisterna, ma nei loro cuori non c’era
posto per la pietà. Prima di giungere a casa uccisero un capriolo e con il suo sangue
macchiarono la camicia di Giuseppe. Tornarono la sera dal loro padre piangendo, e
dissero: “Mentre giocavamo a rincorrersi,lasciando Giuseppe a guardia della nostra
roba, fu divorato da un lupo. Tu padre non ci crederai, eppure siamo sinceri”. E gli
presentarono la sua camicia , macchiata di sangue. Giacobbe non gli credette, e
guardando la camicia di Giuseppe disse: ”Che lupo clemente! Ha mangiato mio figlio
senza rovinare la sua camicia. I vostri animi vi hanno suggerito un crimine”.
Giacobbe invocò Allah affinché gli desse la forza e la compostezza di sopportare la
sua grande perdita.
Mentre Giuseppe stava piangendo nella cisterna infreddolito e spaventato, Dio lo
ispirò dicendo: “Ricorderai ai tuoi fratelli di quello che hanno commesso quando
meno se lo aspetteranno”. Cioè significava che nel futuro sarebbe stato lui a
riprendersi la rivincita su di loro.
Mentre era in questa pietosa condizione giunse una carovana, uno di loro andò ad
attingere dell’acqua dalla cisterna, quando il secchio scese Giuseppe vi si aggrappò .
Il carovaniere disse : “Buone notizie, c’è un ragazzo!”. Quando lo tirarono fuori
dissero: “E’ un bellissimo ragazzo !”. Erano molto contenti perché avevano deciso
di venderlo al mercato per ricavarne qualche soldo. Lo credevano smarrito da sua
famiglia o schiavo fuggito dal suo padrone, perciò lo nascosero come se fosse delle
merce. Arrivando in Egitto lo vendettero a basso prezzo per qualche pezzo d’argento,
non avevano idea del valore che Allah attribuiva a quel ragazzo.
Colui che lo acquistò in Egitto, era il tesoriere del Re d’Egitto (il ministro della
finanza) e aveva il titolo El Aziz che sentì subito simpatia per Giuseppe e disse a sua
moglie : “Trattalo bene, ci sarà utile, forse potremmo adottarlo come figlio”. Dato
che loro non potevano avere figli. E così Giuseppe visse nella casa del Aziz.
Il quadro della vita di Giuseppe fino a quel punto sembra così drammatico; egli è
stato allontanato dai suoi genitori, picchiato e buttato nel pozzo da suoi fratelli, tirato
su dal pozzo, e venduto al mercato come una merce, ma questo non era che il primo
passo verso una vita piena di gloria e successi. Giuseppe si trasferì in una casa
comoda e lussuosa di un uomo ricco e potente e sua moglie che , non potendo aver
figli, lo trattavano come un figlio.