Page 213 - Le Storie Dei Profeti

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La conversione di Hamza dette prestigio alla nascente comunità dei Musulmani, e la
sua presenza accanto a Muhammad garantì all’Inviato di Allah maggior rispetto da
parte dei Coreisciti pagani.
I primi martiri dell’islam:
I notabili presero L
a famiglia di Yaser
, composta di
Yaser il padre, Sumayya la madre e Ammar il figlio che era coetaneo del nostro
Profeta ed uno dei suoi migliori amici, li fecero subire, come tanti altri, tutti i tipi di
torture possibili: - li picchiavano con la frusta finché non gli si strappava la pelle.
- Bruciavano i loro corpi.
- Aspettavano quando il sole diventava più ardente verso il mezzo giorno, e li
facevano sdraiare sulla sabbia rovente nel deserto, poi prendevano le pietre più grosse
e pesanti e le posavano sui loro petti fino a quando non riuscivano più a respirare. E
gli dicevano: “Rinunciate all’Islam, glorificate i nostri dèi o vi tortureremo fino alla
morte
!”
Ma i loro cuori avevano riconosciuto la luce della fede e non potevano più
tornare in dietro.
Il Profeta era profondamente addolorato e gli si stringeva il cuore alla vista di questo
brutale trattamento che subivano uomini e donne innocenti. Quando egli passò e vide
la famiglia di Yaser in questi condizioni, piangendo disse loro:
“Coraggio Al Yasser,
abbiate pazienza, sarete premiati da Dio col Paradiso”
.
Sumayya rispose: “Confermo
che sei il Messaggero di Dio, e che la tua promessa sarà esaudita”.
Sentendo questo, il notabile s’infuriò, prese una spada e la colpì dritta al cuore,
uccidendola. Poi si rivolse con la stessa rabbia contro Yaser e lo prese a calci nella
pancia fino ad ucciderlo. Così Sumayya e suo marito Yaser furono i primi martiri
dell’islam.
Ammar, loro figlio, vedendo quello che era successo ai suoi genitori, si mise a
piangere, ma i miscredenti gli fecero subire le stesse torture; lo presero e gli
sommersero la faccia nell’acqua bollente e gli dissero: “Parla bene dei nostri dèi e
parla male di Mohammad e del suo Dio, altrimenti, farai la stessa fine dei tuoi
genitori”. Allora lui con il cuore pieno di fede per Dio, disse quello che loro volevano
sentire, per ottenere la propria libertà.
L’emigrazione in Abissinia:
Per i Musulmani deboli e indifesi
la situazione alla Mecca diventava sempre più critica e
pericolosa. Perciò il Profeta consigliò loro di emigrare in
Abissinia (l‘attuale Etiopia) dicendo: “
In quel paese regna un
sovrano sotto il quale nessuno è perseguitato. Vi potrete
rimanere finché Allah non ci aprirà una strada”.
Nel 615, 5 A.H. partirono a piccoli gruppi per non dare troppo
nell’occhio, un’ottantina di Musulmani in tutto, senza contare i