Page 231 - Le Storie Dei Profeti

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cacciati fuori dalla Madina, portando via con loro solo quello che poteva essere
trasportato dai loro cammelli.
La Battaglia del Fossato:
Nel 6 AH. tra
politeisti, ipocriti ed Ebrei si stava costruendo
un’alleanza con il comune scopo di sconfiggere
i Musulmani, sradicare l’Islam e,
possibilmente, uccidere Muhammad. Durante
un incontro segreto tenutosi alla Mecca tra una
delegazione degli Ebrei di Khaibar (un’oasi a
Nord di Medina) e Abu Sufyan,capo dei
Quraysh, erano state gettate le basi per mettere
in campo una potente armata, che avrebbe
marciato sulla città del Profeta.
E
rano riusciti a
mettere insieme i guerrieri delle più famose e feroci tribù beduine,
i
n tutto oltre
diecimila uomini ben armati.
Di fronte a tanta forza, i Musulmani potevano raccogliere non più di tremila
combattenti.
Il Profeta,
si consultò con i compagni sul da farsi. Dopo un lungo
dibattito, si accettò la proposta di Salmàn il Persiano (uno dei più nobili compagni del
Profeta):
venne scavato intorno alla città un ampio e profondo fossato capace di
fermare la cavalleria delle truppe nemiche.
In pochi giorni il progetto fu messo in atto
sotto la guida dell’Inviato di Allah che con il suo esempio e la sua presenza stimolava
e incoraggiava i credenti.
Quando l’armata nemica si trovò davanti il fossato fu disorientata. Quelli, di loro, che
si avvicinarono di più furono accolti da una marea di frecce lanciate dagli arcieri
Musulmani. Non riuscendo a superare il fossato gli alleati furono così costretti a
insediare la città.
Convinti dalla potenza dell’armata degli alleati, anche gli Ebrei di Bani Qurayza
decisero di violare il patto dell’alleanza e di non aggressione con il Profeta e, senza
iniziare nessuna attività militare,
aiutarono i Meccani fornendo spade, lance e
armature per il combattimento. La preoccupazione del Profeta fu notevole perciò
mandò alcuni suoi seguaci a parlare con loro. Il risultato fu inquietante: i Qurayza
non accorsero infatti minimamente in aiuto dei Musulmani che resistettero coraggiosi
di fronte all’armata nemica, senza mai abbassare la guardia, senza quasi dormire per
oltre due settimane.